EVENTI. Terre Ibride 2. Arte pubblica? Parliamone
di ELISABETH GESUALDI
dott.ssa in psicologia
Si è concluso mercoledì 28 aprile 2021 il secondo incontro del ciclo di conferenze online Terre Ibride Arte pubblica? Parliamone condotto da Fabio Ciaravella.
Che cos’è l’arte pubblica?
Il concetto di arte pubblica si basa su due parole profondamente mutevoli rispetto ai contesti in cui vengono espresse. Sono delle parole che subiscono cambiamenti drastici nel tempo, rilevanti nelle geografie oltre che rappresentare causa di malintesi. Basti pensare che la parola pubblico può far riferimento sia ad uno spazio (una piazza), sia alle persone (il pubblico di un teatro). La nostra matrice di arte pubblica è rappresentata dall’arte del basamento e dell’eroe sopra di esso, che diventa un landmark della cultura urbana e un riferimento per le nostre azioni. Questa cultura è stata particolarmente sottoposta all’attenzione. Durante un periodo storico di stasi, il monumento diventa un punto di riferimento positivo, di elevazione verso determinati valori. Al contrario, in fasi di grandi cambiamenti e proteste, è molto comune che il rapporto tra persone e monumenti venga messo in discussione. Ad esempio, il tragico avvenimento dell’uccisione di George Floyd lo scorso anno, ha portato il movimento Black Lives Matter a rivoltarsi principalmente sui monumenti, demolendo le statue di personaggi che adottavano un approccio colonialista e che avevano costruito il proprio potere su schiavismo, razzismo e disparità sociale. Il movimento ha dimostrato che tutto il mondo è interessato a questo problema e in tutte le piazze ci sono statue che rappresentano dei valori non condivisi, quindi da abbattere. Questo significa che per i monumenti è cambiato il sistema di riferimenti ma il linguaggio rimane lo stesso.
Che cos’è l’arte pubblica oggi?
Il nuovo modo di arte pubblica si distanzia da quello che è stato per secoli. L’opera d’arte si trasforma in dispositivo espressivo, cambiando il suo ruolo da elemento di imposizione a strumento di ascolto. L’intervento dell’arte nello spazio pubblico si traduce in un sistema di azioni che somigliano all’attivismo ma se ne differenziano per una cifra estetica, veicolando contenuti con un profondo radicamento sociale. In sintesi, l’istanza democratica si trasforma in un vero e proprio genere artistico, veicolato dall’artista. Emblematico il percorso sui monumenti fatto da Thomas Hirschhorn, uno degli artisti che ha maggiormente saputo interpretare questa apertura dell’arte attraverso monumenti dedicati a filosofi. Quello dedicato a Gramsci parte dall’istanza “ogni essere umano è intellettuale” e crea uno spazio (non un’opera) nella comunità del Bronx a New York. Coerentemente con il significato dell’istanza stabilisce un programma e delle attività in grado di definire una comunità, il suo valore e il modo di raccontarsi.
Breathing as a revolutionary message è l’opera che Fabio Ciaravella ha elaborato negli Stati Uniti e realizzato in Belgio con il suo collettivo di artisti, che consiste nel fermare persone nello spazio pubblico chiedendo loro di respirare in un megafono. L’idea di base è quella di unire due elementi contraddittori nella forma estetica: la persona con il megafono, immagine politica legata ad una dimensione di protesta, e il respiro, parte intima e fondamentale della vita. Il dualismo intimo-pubblico diventa un modo per affermare l’esistenza in uno spazio pubblico: presenza razionale ed emozionale. L’opera si pone al centro tra rivendicazione politica di attivismo ed esigenza di non dimenticare la fragilità e l’intimità di ognuno; non può esistere se non attraverso la rilevazione e l’amplificazione delle diversità.
Fabio Ciaravella ci ha accompagnato lungo un percorso in cui l’arte pubblica incontra la psicologia ambientale, contribuendo alla ridefinizione del rapporto delle persone con il luogo. L’arte pubblica tende a definire che cos’è uno spazio pubblico e a parlare del nostro rapporto con la dimensione pubblica nello spazio urbano. Non solo esercita un’azione sulla comunità ma ne interpreta alcune peculiarità, definisce l’identità del luogo e i legami di attaccamento ad esso. Attraverso il linguaggio dell’arte è possibile rafforzare il valore simbolico di un luogo, la relazione degli abitanti con esso e riportare l’attenzione sui legami tra le persone. Lo stimolo che arriva dalla psicologia ambientale porta alla creazione di opere scaturite da un nuovo percorso che rende gli artisti contemporanei in grado di dialogare con i non artisti, di costruire linguaggi e territori di mezzo che sono occasione di riflessione e di bellezza.
Fabio Ciaravella
Professore a contratto dell'Università di Firenze, insegna sociologia per l'architettura e sociologia urbana presso il DiDa. Sempre a Firenze tiene il modulo di innovazione sociale e arte pubblica all'interno del master Futuro Vegetale: piante, innovazione sociale e progetto. È stato fellow dell'Art, Culture and Technology program del MIT di Boston e fa parte del LabSo Laboratorio Sociologico su Design, Architettura e Territorio. È direttore del progetto Architettura della Vergogna e componente del collettivo di artisti Studio ++ con il quale ha esposto in Italia e all'estero.
PER APPROFONDIRE:
Kwon, M. (2002). One Place after Another: Site-Specific Art and Locational Identity. Cambridge: MIT Press.
https://www.fondazionegramsci.org/mostre-spettacoli/gramsci-monument/
http://www.studioplusplus.com/
http://www.studioplusplus.com/2014/09/23/breathing-as-a-revolutionary-message-2
Che cos’è l’arte pubblica?
Il concetto di arte pubblica si basa su due parole profondamente mutevoli rispetto ai contesti in cui vengono espresse. Sono delle parole che subiscono cambiamenti drastici nel tempo, rilevanti nelle geografie oltre che rappresentare causa di malintesi. Basti pensare che la parola pubblico può far riferimento sia ad uno spazio (una piazza), sia alle persone (il pubblico di un teatro). La nostra matrice di arte pubblica è rappresentata dall’arte del basamento e dell’eroe sopra di esso, che diventa un landmark della cultura urbana e un riferimento per le nostre azioni. Questa cultura è stata particolarmente sottoposta all’attenzione. Durante un periodo storico di stasi, il monumento diventa un punto di riferimento positivo, di elevazione verso determinati valori. Al contrario, in fasi di grandi cambiamenti e proteste, è molto comune che il rapporto tra persone e monumenti venga messo in discussione. Ad esempio, il tragico avvenimento dell’uccisione di George Floyd lo scorso anno, ha portato il movimento Black Lives Matter a rivoltarsi principalmente sui monumenti, demolendo le statue di personaggi che adottavano un approccio colonialista e che avevano costruito il proprio potere su schiavismo, razzismo e disparità sociale. Il movimento ha dimostrato che tutto il mondo è interessato a questo problema e in tutte le piazze ci sono statue che rappresentano dei valori non condivisi, quindi da abbattere. Questo significa che per i monumenti è cambiato il sistema di riferimenti ma il linguaggio rimane lo stesso.
Che cos’è l’arte pubblica oggi?
Il nuovo modo di arte pubblica si distanzia da quello che è stato per secoli. L’opera d’arte si trasforma in dispositivo espressivo, cambiando il suo ruolo da elemento di imposizione a strumento di ascolto. L’intervento dell’arte nello spazio pubblico si traduce in un sistema di azioni che somigliano all’attivismo ma se ne differenziano per una cifra estetica, veicolando contenuti con un profondo radicamento sociale. In sintesi, l’istanza democratica si trasforma in un vero e proprio genere artistico, veicolato dall’artista. Emblematico il percorso sui monumenti fatto da Thomas Hirschhorn, uno degli artisti che ha maggiormente saputo interpretare questa apertura dell’arte attraverso monumenti dedicati a filosofi. Quello dedicato a Gramsci parte dall’istanza “ogni essere umano è intellettuale” e crea uno spazio (non un’opera) nella comunità del Bronx a New York. Coerentemente con il significato dell’istanza stabilisce un programma e delle attività in grado di definire una comunità, il suo valore e il modo di raccontarsi.
Breathing as a revolutionary message è l’opera che Fabio Ciaravella ha elaborato negli Stati Uniti e realizzato in Belgio con il suo collettivo di artisti, che consiste nel fermare persone nello spazio pubblico chiedendo loro di respirare in un megafono. L’idea di base è quella di unire due elementi contraddittori nella forma estetica: la persona con il megafono, immagine politica legata ad una dimensione di protesta, e il respiro, parte intima e fondamentale della vita. Il dualismo intimo-pubblico diventa un modo per affermare l’esistenza in uno spazio pubblico: presenza razionale ed emozionale. L’opera si pone al centro tra rivendicazione politica di attivismo ed esigenza di non dimenticare la fragilità e l’intimità di ognuno; non può esistere se non attraverso la rilevazione e l’amplificazione delle diversità.
Fabio Ciaravella ci ha accompagnato lungo un percorso in cui l’arte pubblica incontra la psicologia ambientale, contribuendo alla ridefinizione del rapporto delle persone con il luogo. L’arte pubblica tende a definire che cos’è uno spazio pubblico e a parlare del nostro rapporto con la dimensione pubblica nello spazio urbano. Non solo esercita un’azione sulla comunità ma ne interpreta alcune peculiarità, definisce l’identità del luogo e i legami di attaccamento ad esso. Attraverso il linguaggio dell’arte è possibile rafforzare il valore simbolico di un luogo, la relazione degli abitanti con esso e riportare l’attenzione sui legami tra le persone. Lo stimolo che arriva dalla psicologia ambientale porta alla creazione di opere scaturite da un nuovo percorso che rende gli artisti contemporanei in grado di dialogare con i non artisti, di costruire linguaggi e territori di mezzo che sono occasione di riflessione e di bellezza.
Fabio Ciaravella
Professore a contratto dell'Università di Firenze, insegna sociologia per l'architettura e sociologia urbana presso il DiDa. Sempre a Firenze tiene il modulo di innovazione sociale e arte pubblica all'interno del master Futuro Vegetale: piante, innovazione sociale e progetto. È stato fellow dell'Art, Culture and Technology program del MIT di Boston e fa parte del LabSo Laboratorio Sociologico su Design, Architettura e Territorio. È direttore del progetto Architettura della Vergogna e componente del collettivo di artisti Studio ++ con il quale ha esposto in Italia e all'estero.
PER APPROFONDIRE:
Kwon, M. (2002). One Place after Another: Site-Specific Art and Locational Identity. Cambridge: MIT Press.
https://www.fondazionegramsci.org/mostre-spettacoli/gramsci-monument/
http://www.studioplusplus.com/
http://www.studioplusplus.com/2014/09/23/breathing-as-a-revolutionary-message-2