Visitare un museo ai tempi del Coronavirus. Quando il virtuale è più virtuoso del reale

di LEONARDO TIZI
architetto, psicologo

Moltissimi musei oggi offrono la possibilità di visite virtuali, un’opportunità che diventa ancora più interessante quando non è possibile visitare fisicamente un museo, proprio come accade in questo preciso momento storico planetario. Ma che rapporto c’è tra l’esperienza di visita reale di un museo e quella virtuale? Per rispondere a questa domanda, partiamo da alcune considerazioni di ordine generale.

 Tra i cambiamenti che riguardano i musei, si evidenzia sempre più lo spostamento da una funzione espositivo-informativa a una costruttivo-espressiva, all’interno della quale si raccontano storie e si costruiscono significati. In sostanza, un cambiamento da istituzioni centrate sull’oggetto a istituzioni centrate sul visitatore.

 La tecnologia ha promosso due nuove forme di esperienza museale: l’esperienza in loco migliorata dall’utilizzo di media, che si connota come immersiva e multisensoriale; l’esperienza fuori sede (online) mediata dalla tecnologia, che è on demand e consente la personalizzazione e la condivisione delle informazioni. Spesso, infatti, i musei rispondono alle diverse richieste di accesso e organizzazione dei contenuti attraverso la digitalizzazione delle loro collezioni (dipinti, disegni, fotografie, audio, video, strumenti scientifici, ma anche ambienti 3D naturali o costruiti). Le stesse istituzioni hanno riconosciuto da tempo l’importanza della loro presenza online, che ha motivato la creazione dei primi siti web museali a metà degli anni novanta – il primo sito web è stato quello del Metropolitan Museum of Modern Art di New York (1996). Se le visite nei contesti tradizionali stanno diventando sempre più interattive, quelle nei musei virtuali utilizzano una varietà di strumenti per offrire ai visitatori online un’esperienza museale “autentica”. Non semplicemente l’accesso visivo alle immagini di tutto quanto è esposto nei contesti reali, ma sempre più frequentemente la possibilità di “muoversi” all’interno degli spazi virtuali e vedere le opere d’arte in modo analogo a una visita reale. Le tecnologie presenti sul web che consentono la visualizzazione 3D – Virtual Reality (VR), Augmented Reality (AR), QuickTime Virtual Reality (QTVR), Web3D – insieme ai database informatizzati, possono facilitare la conservazione, la diffusione e la presentazione degli artefatti culturali che costituiscono le collezioni dei musei. Il concetto di museo “postdigitale” rappresenta proprio la fusione e l'incorporazione di nuovi media, annullando i confini tra "digitale" e "non digitale". L’enfasi è posta nell’attrarre i visitatori più giovani, nativi digitali, che appartengono a una generazione virtualmente e socialmente connessa attraverso il web. E nel lungo periodo, visitatori che hanno avuto esperienze interattive significative, potranno cambiare le loro percezioni delle istituzioni museali da luoghi polverosi a ambienti moderni che guardano al futuro.

 La grande presenza dei musei sul web ci porta a distinguere tra diverse tipologie: musei reali in digitale (trasposizione digitale delle collezioni presenti nei musei reali); musei virtuali (siti web che collezionano risorse digitali, disancorate dai contesti reali, accessibili solamente tramite internet); musei virtuali con collezioni reali (spazi costruiti virtualmente dove vengono riprodotte opere reali). Più precisamente, l’espressione museo virtuale si riferisce a diversi tipi di creazioni digitali disponibili sia online sia nei contesti fisici (per es. le postazioni multimediali all’interno degli spazi espositivi tradizionali). Il museo virtuale si configura come uno spazio sempre accessibile, non condizionato dalla “fisicità”, organizzato in modo flessibile, e fornisce – diversamente da un database – un contesto per leggere le collezioni ed esplorare le relazioni tra gli oggetti.

 Teoria e ricerca suggeriscono, nel complesso, che il successo di un museo dipende dal modo in cui questo produce esperienze piacevoli nei suoi visitatori, confermandone le aspettative. Bisogni e motivazioni del pubblico creano una traiettoria di base per la visita. Il progresso tecnologico e la diffusione di dispositivi palmari possono supportare la visita museale, accrescendo l’esperienza stessa e facilitando il collegamento tra opere e visitatori. L’ambiente fisico di un museo, di per sé, può avere un effetto significativo sull’esperienza di visita; però è solo a partire dagli inizi di questo secolo che il carattere dello spazio fisico di un museo è stato specificamente studiato e riconosciuto nel suo effetto di modulare l’esperienza dei visitatori. Gli studi in questo ambito hanno tipicamente messo in relazione certe caratteristiche dell’allestimento, quali il layout, la segnaletica, il livello e il tipo di illuminazione, i colori, con misure self-report di tipo generale, come, ad esempio, la soddisfazione. Il design espositivo può influenzare il flusso dei visitatori, il livello e la qualità delle interazioni sociali, l’attenzione, le risposte affettive. Più specificatamente, il design può influenzare positivamente l’affettività e quindi favorire un assetto mentale tendente alla scoperta, all’esplorazione e all’apprendimento. Cosa succede, allora, quando allo spazio fisico si sostituisce quello virtuale? Una preoccupazione realistica è la mancanza di un’esperienza diretta e tangibile con gli artefatti e con lo spazio che li accoglie.

 Un altro aspetto essenziale dell’esperienza di visita è il contesto sociale dentro il quale essa avviene. Infatti, la qualità dell’esperienza di visita è strettamente connessa con il grado d’interazione e collaborazione dei visitatori tra loro. Il design dello spazio espositivo, attraverso il suo layout, gli apparati espositivi, le opere e i materiali informativi, influenza in modo visibile i movimenti e le attività dei visitatori; ma produce un effetto anche il modo in cui si muovono nello stesso spazio, o in altre aree del museo, gli altri visitatori presenti. Addirittura l’esperienza di visita è influenzata dalle persone che hanno visitato in passato la stessa mostra. E quest’ultima influenza – la consapevolezza sociale asincrona – è un fattore chiave nell’esperienza museale. Considerando le nuove tecnologie che consentono l’accesso remoto ai contesti museali, è possibile notare come il contesto sociale della visita museale possa andare ben oltre lo spazio fisico del museo, fino a includere le interazioni mediate dall’utilizzo dei computer. Spesso, però, i nuovi media usati dai musei non supportano l’interazione sociale. Infatti visitare un museo attraverso il suo sito web costituisce un’esperienza sociale profondamente diversa. I musei sono (anche) un luogo di ritrovo per la comunità, mentre l’utilizzo del web tende a essere un’attività solitaria, che isola il visitatore virtuale (consentendogli però maggiore concentrazione). È comunque possibile che due persone fisicamente distanti possano visitare virtualmente un museo insieme, per esempio attraverso una chat o sotto forma di avatar, creando forme e possibilità diverse di esperienze sociali.

 Esaminiamo ora le differenze, i vantaggi e gli svantaggi dei musei tradizionali e di quelli virtuali. Il museo tradizionale viene sperimentato e percepito con il corpo e non solo attraverso lo sguardo: ci muoviamo tra le sale, attorno e di fronte agli oggetti; abbiamo un senso della posizione nello spazio, cruciale per la percezione del volume, della dimensione e della qualità delle superfici. Questi aspetti sono fondamentali nell’organizzazione dell’esperienza di visita e sono qualcosa di profondamente diverso dal guardare immagini su uno schermo. Il web non sarebbe capace di trasmettere la tridimensionalità e la scala (due tra gli aspetti più distintivi e irriproducibili delle esposizioni reali), la texture, il senso del luogo e altre qualità spaziali di quanto esposto in un museo, o la reazione emotiva che accompagna la percezione della vera dimensione di un’opera. L’esperienza all’interno di un museo virtuale, però, non sostituisce quella reale, quanto invece può espandere le possibilità di relazione e interazione con le opere. La sfida per il digitale è come creare nuove esperienze che non neghino la visita reale ma lavorino in sinergia con essa. I visitatori dei musei online e in sede non sono entità separate: non solo ci sono molti visitatori che usano i siti web dei musei per programmare le visite ai musei reali, ma molti usano anche la modalità online per apprendere di più sui musei dopo averli visitati. In relazione a queste dinamiche, i musei considerano sempre più i visitatori online come parte integrante del loro pubblico, cercando di comprenderne il profilo e analizzandone motivazioni e aspettative.

 Le collezioni dei musei virtuali offrono significativi vantaggi sugli allestimenti tradizionali. Innanzitutto, sono annullate le limitazioni spazio-temporali delle collezioni fisiche: location, orari d’apertura, spazi espositivi. Ma quali altre opportunità offre il virtuale? Attraverso la digitalizzazione i musei possono “ridare vita” a manufatti inaccessibili perché troppo fragili (possono essere esaminati senza alcun rischio) o che rischierebbero di essere chiusi in depositi polverosi (spesso per mancanza di spazi espositivi), e che invece possono essere messi a diposizione di un pubblico globale in spazi di apprendimento/divertimento più “democratici”. È possibile estendere indefinitamente la vita di una mostra, presentando le opere da nuove prospettive, creando allestimenti altrimenti impossibili da realizzare, o ricreando esposizioni del passato. Inoltre, persone con difficoltà visive e/o motorie possono accedere ai musei virtuali attraverso tecnologie che ne facilitino la visita. L’uso degli spazi virtuali non solo amplia l’accesso in termini di utilizzo delle risorse, ma anche rispetto a pubblici differenti, facendo sentire più libere persone che potrebbero essere intimidite da quelle “barriere” tradizionali (superabili solo dagli esperti), quali i sistemi di catalogazione o le tassonomie curatoriali.

Un esempio per tutti, la visita virtuale offerta dal museo Hermitage di San Pietroburgo.

https://www.hermitagemuseum.org/wps/portal/hermitage/panorama/!ut/p/z1/04_Sj9CPykssy0xPLMnMz0vMAfIjo8zi_R0dzQyNnQ28LMJMzA0cLR09XLwCDUyd3Mz0w8EKDHAARwP9KGL041EQhd_4cP0oVCv8Pb2BJviHmHr4-4c5GzmbQBXgMaMgNzTCINNREQAJ272H/dz/d5/L2dBISEvZ0FBIS9nQSEh/?lng=en