Riscoprire con orgoglio il legame con il proprio paesaggio

di NADIA FUMINI
psicologa e psicoterapeuta

Nel corso della nostra vita accade di ritrovarsi a riflettere attorno al significato che i luoghi di origine hanno sul nostro vissuto, su quanto siano parte della nostra identità, se siamo consapevoli dell’ambiente che ci circonda, che in qualche modo ci portiamo dentro e che interviene nelle scelte che facciamo e nelle relazioni che intrecciamo. Quanto è importante, per la propria progettualità e benessere, chiedersi con quale luogo ci identifichiamo e perché, a quale luogo sentiamo di appartenere, o per il quale proviamo un sentimento di orgoglio?

Questo lavoro riassume un percorso di ri-significazione e riconnessione con un paesaggio del vissuto identitario personale, la Fascia Olivata Assisi-Spoleto, un’area di natura antropizzata, non spontanea ma voluta e costruita dall’uomo negli anni, che si dispiega per oltre 40 chilometri lungo l’appennino umbro e che ha conservato nel tempo la sua bellezza e la sua continuità storico, culturale e colturale, legata alla produzione di olio extravergine di oliva (EVOO) di eccellenza, che si spera possa trasferirsi alle nuove generazioni in un’ottica di tradizione, sviluppo e innovazione. Lo stimolo a nuove e affascinanti esplorazioni sul luogo di appartenenza viene riportato in un passaggio dello psicoanalista Stefano Bolognini (1999), in cui descrive il singolare fenomeno che scatta quando ci troviamo a far conoscere i nostri luoghi ad un “visitatore esterno”: osserviamo il nostro paesaggio con occhi diversi, ampliamo il nostro campo percettivo e psichico e arriviamo “a un arricchimento complessivo del nostro modo di considerare una realtà fin troppo costante e quotidiana” (62).

Si è spesso parlato dei “costrutti di luogo”, concetti che spiegano il legame degli individui con i luoghi, come i più noti place attachment e place identity. Ci si è anche chiesti come poter orientare in senso costruttivo la consapevolezza di tali legami e in che modo lo studio di questi possa portare a delle azioni positive per il benessere delle persone nell’ambiente e per l’ambiente. Lo studio del rapporto persona-ambiente si sviluppa, nell’ambito della Psicologia Ambientale, intorno agli anni Settanta grazie ai concetti e alle teorie della scuola fenomenologica europea, ripresi in un primo tempo dagli ambiti della progettazione architettonica e della ricerca geografica (Bonnes e Secchiaroli, 1992). I lavori attorno al costrutto di “luogo” hanno poi visto convergere ed integrarsi l’approccio fenomenologico con quello della ricerca psicologica, per andare ad affermare gli aspetti psicologici di significato cognitivo, affettivo, motivazionale, come regolatori del rapporto persona-ambiente ed esplicativi del comportamento umano nell’ambiente. Da allora molti sono stati gli studi in quest’ambito, che sono poi passati attraverso successive revisioni.

In un articolo del 2006, “A comparative analysis of predictors of sense of place dimension: Attachment to, dependence on, and identification with lakeshore properties”, Bradley Jorgensen e Richard Stedman hanno esplorato le diverse produzioni scientifiche sulla dimensione del “senso del luogo” e dei relativi predittori con l'obiettivo di estendere le loro ricerche precedenti ed esaminare i modelli di somiglianze e differenze tra le relazioni che coinvolgono le tre principali dimensioni del luogo: l'identità di luogo, l'attaccamento al luogo e la dipendenza dal luogo.

Pochi anni dopo, in un lavoro di revisione della ricerca sull’attaccamento al luogo, “Place attachment: How far we come in the last 40 years”, Maria Lewicka (2011) rileva che l’interesse per la relazione persona-luogo e per i suoi costrutti è aumentato negli ultimi 40 anni, con più di 400 articoli pubblicati in oltre 120 diverse riviste, trend di crescita osservato anche nelle due più rappresentative riviste scientifiche di psicologia ambientale, Journal of Environmental Psycology e Environment and Behavior (Baroni, 1998), con più del 60 per cento di articoli negli ultimi dieci anni.

Per la maggior parte delle riviste, la relazione persona-luogo sembra rappresentare un argomento nuovo. Malgrado l’attenzione sia stata poi richiamata da molte branche delle scienze sociali - che includono la psicologia ambientale, la geografia umanistica, la psicologia di comunità, la sociologia, l’antropologia culturale, la silvicoltura, gli studi di urbanistica, architettura, pianificazione ecc. - la domanda che si è posta è se questa impennata delle pubblicazioni sul tema sia proporzionata ad una reale crescita della conoscenza in quest’ambito. Sia Lewicka che Jorgensen e Stedman evidenziano la necessità, condivisa da numerosi autori, di portare una maggior chiarezza in una vasta e confusa letteratura. Il fine è che sapendo come vengono prodotte e organizzate le dimensioni del senso del luogo, esse possano essere più efficacemente sviluppate e considerate nella gestione ambientale.

Questo è lo scopo che si prefigge anche il Progetto di Ricerca dell’Unione Europea denominato Pride of Place” (www.prideofplace.eu) insieme al CIRPA (Centro Interuniversitario di Ricerca in Psicologia Ambientale), in relazione all’orgoglio del luogo. Il pride of place è un nuovo costrutto che si ipotizza essere collegato ad una maggiore identità socio-culturale e all’attaccamento emotivo con il luogo, un sentimento connesso all’autostima e alla base di atteggiamenti pro-sociali e pro-ambientali. Lo studio si è sviluppato in seguito a osservazioni, condotte su dati Eurostat, di una predominante tendenza in tutta Europa all’abbandono e spopolamento delle aree rurali e ad una accentuata urbanizzazione. Sembra che la mancata trasmissione alle giovani generazioni di usanze, saperi e tradizioni, determini un’assenza di attaccamento al luogo, di collegamento con esso e una perdita di quel senso di identità e di orgoglio per le singolari caratteristiche della cultura locale e delle risorse territoriali. Il progetto Pride of Place si propone quindi di studiare il costrutto dell’orgoglio del luogo e di sviluppare un programma educativo indirizzato ai giovani di determinate aree rurali, di tutta Europa, a rischio vulnerabilità, meritevoli di essere salvaguardate per la loro unicità, valorizzate e promosse per la bellezza paesaggistica e le elevate potenzialità produttive.    

Considerando quanto già esaminato da molti studi attorno all’identità localizzata, che risulta influenzare le percezioni e i comportamenti delle persone verso un determinato luogo (Bonaiuto et al. 2016), la convinzione è che, ricollegando i giovani al loro patrimonio ambientale e culturale, si possa rinforzare anche il loro legame emotivo con il paesaggio rurale nella forma dell’identità, dell’attaccamento e, nello specifico, dell’orgoglio. Ciò potrebbe portare a scelte più consapevoli e responsabili per il benessere personale e la qualità ambientale e dare impulso ad un maggior impegno sociale e imprenditoriale per la valorizzazione e lo sviluppo dello stesso territorio. Al fine di valutare se tale programma educativo possa produrre effetti significativi sul legame con i luoghi, è stato messo a punto uno strumento di misura, un questionario dell’orgoglio riferito al luogo di provenienza, testato nell’ambito dello studio pilota su un gruppo di giovani delle aree rurali umbre, caratterizzate dalla presenza secolare degli ulivi. È in linea con le considerazioni fondanti del Progetto, secondo le quali “Il patrimonio culturale inizia a livello locale ed è qui che troviamo l’orgoglio di chi siamo e a chi apparteniamo” (www.prideofplace.eu), che è stata presa in esame, in termini paesaggistici, la Fascia Olivata Assisi-Spoleto (www.fasciaolivata.it).

Attraverso un’esplorazione psicologica del vissuto transgenerazionale che ha plasmato più o meno consapevolmente l’identità localizzata, il percorso ha condotto a una rilettura della storia del territorio di origine, per riscoprirne e rinforzarne il sentimento di orgoglio in una prospettiva di tutela e sviluppo. Nel 1969, il geografo francese Henri Desplanques, nell’opera “Campagne Umbre. Contributo allo studio dei paesaggi rurali dell’Italia centrale” (1975, 2006), osservava quanto l’olivo fosse così strettamente associato al territorio. Molte ricerche hanno in tale senso evidenziato quanto la manifestazione più visibile dell’azione antropica sul territorio sia l’uso prevalente del suolo in una determinata area, come gli oliveti nel paesaggio umbro, i cui caratteri ne determinano il gradimento estetico (Tempesta e Thiene, 2009; Tempesta, 2010).              Desplanques scrisse che questi paesaggi rurali sembravano essere stati realizzati “come se non si avesse altra preoccupazione che la bellezza”.

 (…) L’attaccamento dell’umbro ai suoi olivi è davvero straordinario! Li conosce uno ad uno. Dopo i geli del 1956 abbiamo visto vecchi contadini piangere davanti agli alberi che si dovevano abbattere... Ma l’olivo, in Umbria, dove si è introdotto di forza, si mantiene e conosce ancora qualche nuovo successo. Anche in questi ultimi anni il seminativo olivato e ancor più l’oliveto specializzato hanno la forza di resistere, malgrado l’esodo rurale e l’abbandono di molte terre” (1975; 2006, p. 765-766).

Successivamente, nella metà degli anni ’70, Desplanques manifestava un certo pessimismo sostenendo che difficilmente il progresso tecnologico avrebbe potuto garantire il futuro dell’olivicoltura nelle campagne dell’Italia Centrale a causa degli elevati costi economici legati all’adozione della raccolta meccanizzata. “Forse”, scriveva, “l’olivicoltura nell’Italia centrale s’avvia alla fine” (1977, p. 106).

Nel 2018 la “Fascia pedemontana olivata Assisi-Spoleto” ottiene importanti riconoscimenti come patrimonio ambientale e paesaggistico grazie a programmi di tutela, valorizzazione e promozione: viene inserita nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici del MIPAAF e iscritta, come primo sito italiano, nella lista del programma di rilevanza mondiale della FAO Globally Important Agricoltural Heritage System (GIAHS), in quanto corrispondente a “paesaggi di straordinaria bellezza estetica che combinano biodiversità agricola, ecosistemi resilienti e un prezioso patrimonio culturale. Situati in siti specifici in tutto il mondo, forniscono in modo sostenibile molteplici beni e servizi, sicurezza alimentare e di sostentamento per milioni di piccoli agricoltori” (www.fao.org/giahs/en). Essa si presenta come un unicum paesaggistico di elevata significatività culturale, artistica, architettonica, paesaggistica, idrogeologica, con una struttura e un mosaico colturale ben conservati, una lunga e articolata distesa di olivi, prevalentemente a sesto irregolare, molti dei quali protetti e sostenuti da muretti a secco, lunette, ciglioni e chiuse, puntellata da borghi storici, castelli, complessi religiosi, ville e torri colombaie. Purtroppo, come molti di questi paesaggi, è minacciata da numerosi fattori, è a rischio “vulnerabilità”, pertanto necessita di un adeguato intervento di tutela e promozione, obiettivo che può essere perseguito anche da un intervento di psicologia ambientale come quello del Progetto “Pride of Place”.

La ricerca pilota, con lo scopo di testare preliminarmente una prima versione dello strumento di misura che il gruppo di ricerca si propone di adottare nei programmi scolastici previsti dallo studio, ha complessivamente sostenuto le ipotesi e la correlazione delle scale che compongono il questionario e ha evidenziato le aree di approfondimento che potranno essere corrette e sviluppate a lungo termine per osservare gli effetti del programma educativo. L'intervento formativo condotto nello studio pilota con i ragazzi del territorio umbro, sebbene troppo breve per essere considerato influente (il fine era di testare il questionario), ha comunque mostrato degli effetti positivi nel gruppo sperimentale rispetto al gruppo di controllo. Si ritiene che il lasso di tempo che intercorre fra un intervento e l'altro e la possibilità di rivivere, durante queste pause, il proprio territorio con una percezione e consapevolezza rinnovate, possa risultare significativo per il rinforzo di un sentimento di orgoglio. Alcune osservazioni interessanti, che potrebbero portare ad altri sviluppi dello studio, riguardano la scala Perceived Collective Continuity (PCC), che è risultata essere favorita dal trattamento, così come la Connectedness to Nature Scale (CNS), che ha dato risultati oltre le aspettative. In un lavoro di Barbiero e Berto (2016), dove viene presentata anche una versione italiana per bambini (Berto, Pasini e Barbiero, 2012), il costrutto relativo alla connessione con la Natura è risultato stabile sia negli adulti che nei bambini: i ragazzi dello studio pilota, infatti, provengono da luoghi in cui il contatto con la Natura è costante.

Nell’attesa dei dati definitivi del Progetto Pride of Place, lo sguardo si allarga verso altri orizzonti della Psicologia Architettonica e Ambientale che abbracciano gli studi sulla biofilia, che portano a rileggere la Fascia Olivata Assisi-Spoleto per la sua discreta bellezza estetica, per le diverse emozioni positive che suscita, per il suo paesaggio rigenerativo, avvolto di spiritualità.


BIBLIOGRAFIA

Barbiero, G., Berto, R. (2016). Introduzione alla biofilia. La relazione con la Natura tra genetica e psicologia, Roma: Carocci.

Baroni, M.R., 1998. Psicologia Ambientale. Bologna: Il Mulino.

Berto, R., Pasini, M., Barbiero, G. (2012). Biofilia sperimentale. Culture della Sostenibilità, 10, 161-184.

Bolognini, S. (1999). Come vento, come onda. Dalla finestra di uno psicoanalista, i nostri (bi)sogni di gloria. Torino: Bollati Boringhieri.

Bonaiuto, M., Mao, Y., Robert, S., Psalti, A., Ariccio, S., Ganucci Cancellieri, U., and Csikszentmihalyi, M. (2016). Optimal Experience and Personal Growth: Flow and the Consolidation of Place Identity, Front. Psychol. 7.

Bonnes, M., Secchiaroli, G., 1992. Psicologia ambientale. Introduzione alla psicologia sociale e ambientale. Roma: Carocci.

Desplanques, H. (1975). Campagne umbre. Contributo allo studio dei paesaggi rurali dell’Italia centrale. Perugia: Quattroemme, 2006.

Jorgensen, B.S., Stedman, R., (2006). A comparative analysis of predictors of sense of place dimensions: Attachment to, dependence on, and identification with lakeshore properties, Journal of Environmental Management 79, 316–327.

Lewicka, M. (2011). Place attachment: How far have we come in the last 40 years? Journal of environmental psychology, 31(3), 207-230.

Tempesta T., Thiene M. (2009). Percezione e valore del paesaggio. Milano: Franco Angeli.

Tempesta T. (2010) - The perception of agrarian historical landscapes: A study of the Veneto plain in Italy, in, Landscape and Urban Planning 97 (2010), pp. 258-272.

 

SITOGRAFIA

www.fao.org/giahs/en/

www.fao.org/giahs/giahsaroundtheworld/designated-sites/europe-and-central-asia/olive-groves-of-the-slopes-between-assisi-and-spoleto/en/

www.fasciaolivata.it

www.prideofplace.eu

 


ENGLISH VERSION

REDISCOVERING WITH PRIDE THE LINK WITH OUR LANDSCAPE

In the span of our lives, it happens that we may find ourselves reflecting on the meaning that our places of origin have upon our life, on how much they are part of our identity, if we are aware of the environment that surrounds us, that in some way it is part of us affecting the choices we make and the relationships we engage. How important is it, for one's own self-design and well-being, to ask oneself with which space do we identify and why, to which space do we belong to, or for which do we experience a feeling of pride?

This work summarizes a path of reconsideration and connecion with landscape of our personal identity, the Fascia Olivata Assisi-Spoleto (Olive Groves of the Slopes between Assisi and Spoleto), an area of anthropized nature, not spontaneous but wanted and made possible by man over the years, wich unfolds for over 40 kilimeters along the Umbrian Apennines and has preserved over time its beuaty and its historical, cultural and agricoltural continuity, tied to the production of extra virgin olive oil (EVOO) of excellence, which it is hoped can be transferred to new generations in a perspective of tradition, development and innovation. 

The stimulus to new and fascinating explorations on the place of belonging is reported in a passage of the psychoanalyst Stefano Bolognini (1999), in which he describes the singular phenomenon that is triggered when we find ourselves introducing our places to an "external visitor": we observe our landscape with different eyes, we expand our perceptive and psychic field reaching "an overall enrichment of our way of considering an all too constant and everyday reality" (62). We have often talked about the "place constructs", concepts that represent the bond between individuals and places, such as the well-known place attachment and place identity. We have also wondered how to re-direct the awareness of these ties in a meaningful sense understanding how these connections may lead to positive actions for the well-being of people in and for the environment.

The study of the relationship between person and environment developed within the Environmental Psychology around the seventies, thanks to the concepts and theories of the European phenomenological school, initially taken from the domains of architectural design and geographical research (Bonnes and Secchiaroli, 1992). The research concerning the construct of "place" has then seen the convergence and integration of the phenomenological approach with that of psychological investigation, in order to highlight the key psychological dimensions of cognitive, affective and motivational meaning, as regulators of the person-environment relationship and as explanators of the human behavior in a given space. Since then there have been many studies in this field, which have gone through repeated revisions.

In an article of 2006, "A comparative analysis of predictors of sense of place dimension: attachment to, dependence on, and identification with lakeshore properties", Bradley Jorgensen and Richard Stedman explored the different scientific productions on the sense of place dimension and related predictors with the aim of extending their previous research while investigating on patterns of similarities and differences among the connections that involve the three main dimensions of place: place identity, place attachment and place dependence.

A few years later, in a paper reviewing research on place attachment, "Place attachment: How far we come in the last 40 years", Maria Lewicka (2011) points out that the focus on the person-place relationships and their constructs has been increasing over the past 40 years, with more than 400 articles published in over 120 different journals.This upward trend is also observed in the two most representative scientific journals in environmental psychology, Journal of Environmental Psycology and Environment and Behavior (Baroni, 1998), with an additional 60 percent of articles published in the last ten years. For the majority of journals, the person-place relationship seems to represent a new topic. Despite the fact that attention has then been drawn to it by several branches of the social sciences _ which include environmental psychology, humanistic geography, community psychology, sociology, cultural anthropology, forestry, urban studies, architecture planning, etc. _ the question that has been raised is whether this surge in publications on this topic is proportionate to a real growth of awareness on this domain. Both Lewicka, Jorgensen and Stedman highlight the need, shared by numerous authors, to bring greater clarity to a vast and confusing literature. The goal is that by knowing how the dimensions of sense of place are produced and organized, they can be more effectively developed and considered in the environmental management.

This is also the purpose of the European Union Research Project called "Pride of Place" (www.prideofplace.eu) together with CIRPA (Inter-University Research Center in Environmental Psychology), in relation to the pride of place. The pride of place is a new construct that is assumed to be inter-connected with a stronger socio-cultural identification and emotional attachment with the place, a feeling linked to self-esteem and at the core of pro-social and pro-environmental attitudes. The study was developed as a result of observations, conducted on the basis of Eurostat data, of a predominant trend throughout Europe, towards the abandonment and depopulation of rural areas combined with a marked urbanization. It seems that the lack of passing down to younger generations customs, know-hows and traditions, determines an absence of attachment to the place, of connection and a loss of that sense of identification and pride for the unique characteristics of local culture and territorial resources. The Pride of Place project aims therefore to investigate the construct of pride of place and to carry out an educational program addressed to young people in specific vulnerable rural areas throughout Europe, that deserve to be safeguarded, valued and promoted for their scenic beauty, for their uniqueness and high productive potentials.

Many studies have examined all that, in relation to indigenuous identity, which turns out to influence people's perceptions and behaviors toward a given place (Bonaiuto et al. 2016), the belief is that by reconnecting youth to their environmental and cultural heritage, we can also strengthen their emotional connection to the rural landscape in the form of identity, attachment, and, more specifically, of pride. This may lead to more conscious and responsible choices for personal well-being and environmental quality, boosting a greater social and entrepreneurial commitment to the enhancement and development of the territory itself.

In order to evaluate whether such an educational program could produce significant effects on the bond with places, a measurement tool, a questionnaire of pride of place of origin, was developed and tested, as part of the pilot study on a group of young people in the rural areas of Umbria, characterized by the secular presence of olive trees. It is in line with the core considerations of the Project, according to which "Cultural heritage begins at the local level and it is here that we find the pride of who we are and who we belong to" (www.prideofplace.eu), that the Fascia Olivata Assisi-Spoleto (www.fasciaolivata.it), in terms of landscape, was taken into consideration. Throughout a sort of psychological exploration of the transgenerational experience that has been more or less consciously shaping the indigenous identity, the process has led to a different reinterpretation of the history of the territory of origin, for a new discover and consolidation of the feeling of pride in terms of protection and development. In 1969, the French geographer Henri Desplanques, in the work "Campagne Umbre. Contributo allo studio dei paesaggi rurali dell’Italia centrale" (1975, 2006), observed how the olive tree was so closely associated with the territory. Many other researches have in this regard, highlighted how the most visible manifestation of anthropogenic action on the territory is the prevalent use of land in a particular area, such as the olive groves in the Umbrian landscape, whose features determine the aesthetic appreciation (Tempesta and Thiene, 2009; Tempesta, 2010).

Desplanques wrote that these rural landscapes seemed to have been crafted "as if one had no other concern than beauty".

(...) The attachment of the Umbrian to his olive trees is truly extraordinary! He knows them one by one. After the frosts of 1956 we saw old farmers crying in front of the trees that had to be cut down ... But the olive tree, in Umbria, introduced by force, is still there, still experiences some new victories. Even in recent years the arable crops with olive trees and even more the special olive grove, have the strength to resist, despite the rural exodus and the abandonment of many lands" (1975, 2006, p. 765-766).

Later on, in the mid-1970s, Desplanques expressed a certain pessimism arguing that technological progress could hardly ensure the future of olive growing in the countryside of Central Italy due to the high economic costs associated with the adoption of mechanized harvesting. "Perhaps", he wrote, "olive growing in central Italy is about to end" (1977, p. 106).

In 2018 the "Fascia Olivata Assisi-Spoleto" obtains important recognition as environmental and landscape heritage. Thanks to programs of protection enhancement and promotion: it is now part of the National Register of Rural Historic Landscapes of the MIPAAF. It is also the first Italian site to be included in the list of FAO's Globally Important Agricultural Heritage System (GIAHS), as it corresponds to "landscapes of extraordinary aesthetic beauty that blend agricultural biodiversity resilient ecosystems and unique cultural heritage. Located in specific sites throughout the world, they provide multiple goods and services, food security and livelihoods for millions of small farmers in a sustainable manner" (www.fao.org/giahs/en). It stands as a unique landscape of high cultural, artistic, architectural and hydrogeological significance, with a well-preserved mosaic of cultivated crops, a long and articulated stretch of olive trees mainly in the shape of irregular sixth, most of which protected and supported by dry stone walls, lunettes, curbs and locks, dotted here and there by historic villages, castles, religious complexes, villas and dovecote towers. Unfortunately, like many of these landscapes, it is threatened by many factors, it is at risk of "vulnerability", therefore it needs an adequate intervention of protection and promotion, an objective which can also be pursued by an initiative of environmental psychology as the one taken by the “Pride of Place" Project.

The pilot project, with the aim of preliminarily testing an initial version of the measurement tool proposed by the research group to be adopted in the school curricula, has, on the whole, supported the hypotheses and the correlation between the stages that are part of the questionnaire. This has revealed specific areas for in-depth study that may be corrected and developed in the long term to monitor the effects of the educational program. The training program of the pilot study involving young people in the Umbrian area, although too short to be considered influential (the purpose was to test the questionnaire), has, however, showed positive effects in the experimental group in relation to the control group.

It is believed that the lapse of time between one intervention and another and the possibility to re-live, during these breaks, one’s own territory with a renewed perception and awareness, can be significant for the reinforcement of a feeling of pride in the territory. Some interesting observations, which could lead to further development of the study, concern the Perceived Collective Continuity (PCC) scale, which was found to be favored by the treatment, as well as the Connectedness to Nature Scale (CNS), which showed results beyond any expectations. In a paper by Barbiero and Berto (2016), where also an Italian version for children is presented, the construct related to the connection with Nature was found to be stable in both adults and children: the children in the pilot study, in fact, come from places where contact with Nature is constant.

While waiting for the final data of the Pride of Place Project, the gaze widens towards other horizons of Architectural and Environmental Psychology that embrace studies on biophilia, new studies which lead us to reinterpret the Fascia Olivata Assisi-Spoleto for its gentle aesthetic beauty, for the diverse positive emotions that it arouses, for its regenerative landscape, imbued with spirituality.