La progettazione in ambito ospedaliero: appunti per un metodo

di MICHELE RAMBELLI
architetto

I comportamenti umani sono strettamente legati ai luoghi e al modo in cui questi vengono percepiti dalle persone.

È ormai noto come gli aspetti di natura fisico-architettonica degli ambienti costruiti siano in grado di influire sulle condizioni di benessere degli utilizzatori, sia in senso positivo, in termini di distrazione e rilassamento, che in senso negativo, in termini di aumento dei livelli di stress (Evans, McCoy, 1998).

Questa capacità degli ambienti di agire sulle condizioni psico-fisiche di chi li vive è ancora più incisiva nei contesti di tipo sanitario, dove gli utenti si trovano in un particolare stato di fragilità emotiva.

La presenza di alcuni fattori (cosiddetti stressori ambientali) tipici dell'ambiente ospedaliero, quali la scarsità di luce naturale, la presenza di odori sgradevoli, di temperature non confortevoli, il sovraffollamento, il tipo di illuminazione artificiale, il rumore, una articolazione spaziale non adeguata, etc., incide in maniera tangibile sugli utenti, andando, per esempio, a condizionare la pressione sanguigna o ad accentuare stati di ansia o di depressione (Ulrich, 2003).

Analogamente, situazioni ambientali sfavorevoli possono contribuire ad incrementare il già notevole carico di stress psico-emotivo cui è sottoposto il personale sanitario (medici, infermieri, personale paramedico), acutizzando lo stato di logoramento degli operatori, con esiti potenzialmente drammatici.

L’allestimento dell’ambiente ospedaliero costituisce dunque uno degli elementi chiave in grado di influenzare le condizioni di benessere dei suoi abitanti: tramite la qualità architettonica degli spazi è possibile infatti alleggerire le condizioni ansiogene che possono insorgere negli utenti e diminuire i livelli di stress lavoro-correlato negli operatori, creando così ospedali più sicuri, contemporaneamente in grado di favorire la guarigione dei pazienti ed essere luoghi di lavoro gradevoli per il personale sanitario.

Tale obiettivo è raggiungibile, per esempio, cercando di minimizzare la presenza di fattori stressogeni e massimizzare al contempo le cosiddette capacità rigenerative dell'ambiente, ossia caratteristiche in grado di ridurre i livelli di stress e di favorire il benessere di tutti i tipi di utenti (Hartig et al., 2003).

Intervenendo sull’insieme dei fattori ambientali, quali forma e volumetria degli spazi, arredi, colori, materiali, viste qualificanti sull’esterno, livello e qualità di illuminazione, etc., è possibile dare vita ad ambientazioni connotate da un reale senso di accoglienza e famigliarità, che richiamino la ricchezza di sensazioni della vita quotidiana e che si discostino da una certa idea di neutralità affettiva che le strutture ospedaliere possono trasmettere.

È necessario intraprendere una metodologia progettuale basata sull'analisi del quadro esigenziale relativo ad ogni tipologia di utente, sia esso un paziente, un famigliare accompagnatore o un operatore sanitario, individuandone le diverse necessità e i diversi fattori ambientali in grado di influenzarne il benessere psico-emotivo.

Sarà così possibile definire i requisiti di qualità ambientale che ogni singolo blocco funzionale dovrà soddisfare e redigere un progetto di allestimento architettonico capace di condizionare l'esperienza dello spazio in maniera diretta.

La relazione che l’individuo stabilisce con l’ambiente ospedaliero, in termini di coinvolgimento personale, è molto complessa e, di conseguenza, anche il tema della progettazione in ambito sanitario risulta altrettanto articolato.

Esso può trovare attuazione attraverso l’applicazione di un metodo progettuale che metta al centro i bisogni e le aspettative della persona, il cui fulcro sia il perseguimento dei principi di accoglienza, sensibilità e qualità architettonica.

 

 Per approfondire:

Evans G.W., McCoy J.M. (1998). When buildings don’t work: The role of architecture in human health, Journal of Environmental Psychology, 18, 85-94.

Ulrich, R.S., Gilpin, L. (2003). Healing arts: Nutrition for the soul. In Frampton, S.B., Gilpin, L., Charmel, P.A., Putting patients first: Designing and practicing patient-centered care (pp. 117-146). San Francisco: John Wiley & Sons.

Harting, T., Evans, G.W., Jammer, L.D., Davis, D.S. Gärling, T. (2003). Tracking restoration in natural and urban field settings, Journal of Environmental Psychology, 23, 109-123.