EVENTI. Terre Ibride 6. Il Vuoto e l'Ombra

di ELENA LUCINI
psicologa, psicoterapeuta

Francesco Collotti dell’Università di Firenze ha affrontato la questione del vuoto e dell’ombra quali materiali da costruzione. Ha iniziato col definire vuoto ed ombra e i loro complementari luce e pieno, evidenziando come non siano separabili i termini positivi e negativi di questi ambiti. Grazie a un ricco contributo di immagini ci ha portato a riflettere sul tema sia dal punto di vista architettonico, sia - più in generale - da un punto di vista concettuale sulle tematiche attinenti alla luce e all’interpretazione dello spazio. Ha indagato la questione dei luoghi comuni sul tema in oggetto, proponendo a tratti punti di vista inaspettati e divergenti (la loggia massonica, il gioco degli scacchi, il ribaltamento del positivo e del negativo in fotografia).

Nella prima parte della conferenza, ha approfondito la tematica dell’ombra come inseparabile dal corpo da cui è prodotta, approcciando il problema a partire anche da alcune definizioni di antichi trattati e manuali di disegno. Ha fatto riferimento a fonti come, per esempio, il volume di Gombrich edito per Einaudi e dedicato al tema “OMBRE”, soprattutto in pittura, e presentando un parallelo tra alcune opere artistiche (Giovan Battista Moroni, Picasso, Pissarro).

Il disegno di John Ruskin dedicato al Palazzo Ducale di Venezia è stata occasione per riflettere sul rapporto tra ombra e spazio, introducendo così la seconda parte della conferenza incentrata sul rapporto tra spazio pieno e vuoto. Il professor Collotti ci ha raccontato, mostrandocene gli esiti, alcuni laboratori di progettazione proprio rivolti allo studio di queste tematiche. Ci ha mostrato come l’ombra nel disegno serva per dare profondità ai corpi, ma anche per conferire loro un carattere. Ci ha portato il caso studio dell’architetto rivoluzionario Louis Etienne Boullée come esempio per analizzare come l’ombra possa essere uno dei modi secondo i quali conferiamo stati d’animo e sensazioni allo spazio e all’architettura. Boullée definisce nel suo trattato come “L’architecture c’est mettre en oeuvre la nature”. Citando il testo introduttivo di Aldo Rossi al trattato di Boullée, ha accennato al suo lavoro per il cimitero di Modena.

La percezione del vuoto come spazio ci è stata evidenziata mostrando il lavoro dell’artista Rachel Whiterhead e accostato al progetto del relatore stesso per il forte di Pozzacchio, dove il vuoto prenderebbe forma nel calco. La domanda è qui stata circa la forma del vuoto quale complemento del pieno. Alcuni esempi successivamente mostrati nel lavoro di ricerca di Luigi Moretti hanno portato ulteriori argomenti su cui riflettere. In uno degli studi di Luigi Moretti pubblicato nel numero 7 di SPAZIO 1952/53 dal titolo “Strutture e sequenze di spazi”, i modelli in gesso della Rotonda di Palladio e di San Pietro cercano di cogliere la forma del vuoto, cioè inseguendo il vuoto come ciò che resta del pieno. Dando un volume al vuoto. Dando un corpo al vuoto.

Ci ha portato quindi una serie di riflessioni circa la natura dello spazio e attraverso una serie di esempi ha indagato il rapporto tra vuoto e pieno, tra definizione e confini. Mies Van der Rohe è stato citato e mostrato come conferma delle tematiche trattate. Il cosiddetto vuoto sarebbe in relazione a un limite o a un bordo, ma anche in ragione di una serie di oggetti o figure che lo misurano e lo segnano.

La questione del vuoto è stata approfondita in particolare leggendo in modo interattivo con i diversi partecipanti alla conferenza partendo da un lavoro di Alberto Giacometti, una scultura rappresentante une place con quattro figure. La conferenza si è conclusa richiamando il lavoro di un artista molto amico di Giacometti, lo scultore Mario Negri, delle cui opere il professor Collotti ha presentato l’allestimento delle figlie Marina e Lalla, entrambe architette, predisposto al Passo dell’Aprica nel 2008. Le figure sulla piattaforma definiscono una composizione, quasi una costellazione, oggetti/opere solitarie in grado di stabilire una relazione in virtù della loro reciproca posizione.