EVENTI. Il filo rosso di Terre Ibride

di ELENA LUCINI
psicologa e psicoterapeuta

Arrivati alla fine di questo primo ciclo di incontri siamo molto felici di avere vista confermata, anche grazie ai riscontri avuti, la convinzione da cui tutto è partito: la cultura nasce e cresce li dove le discipline, incontrandosi, si contaminano, si ispirano e si stimolano reciprocamente.

Riacchiappando il bandolo di Terre Ibride, quel filo rosso che connette un’umanità, individuale e collettiva, sollecitata dall’ambiente e che all’ambiente risponde con un racconto di coerenza intrinseca che attraversa i luoghi e il tempo, sei incontri che ci hanno insegnato e dato tanti stimoli per lavorare, studiare e ipotizzare ricerca. Tanti collegamenti possibili con la Psicologia Ambientale. Al primo appuntamento Federico Raimondi ci ha mostrato quanto labile possa essere il confine tra l’economia comportamentale e la Psicologia ambientale; dove l’una diviene l’altra? Intervenendo sull’ambiente a livello fisico, possiamo incentivare o disincentivare comportamenti sia individuali che collettivi con grandi ripercussioni sociali sia in termini economici che di benessere e sicurezza. Nel secondo incontro Fabio Ciaravella, raccontandoci cosa sia arte pubblica e come questo concetto sia mutato nel tempo cambiando totalmente il suo significato, ci ha mostrato come un intervento artistico possa produrre valore su un territorio ma anche di come la partecipazione nel/al processo creativo cambi l’interazione con un luogo e il senso di appartenenza collettiva al medesimo. Silvia Romani, da antropologa del mondo antico quel è, ci ha fatto fare un viaggio nel tempo mostrandoci che alcune questioni come l’altro, la percezione del tempo, il confine/soglia, lo straniero pericoloso, appartengono al genere umano ora come allora e ora come allora si giocano spesso sulla percezione spaziale. Attraverso i significati simbolici della casa, stanza per stanza, atmosfera per atmosfera, Donatella Caprioglio ci ha condotto a capire che l’abitare ci riguarda tutti, e che metterci in gioco, come dice lei stessa “interrogarci sul nostro abitare”, capirne i meccanismi, metterci in ascolto, determina la possibilità di progettare meglio, in modo più consapevole ed attento alle reali esigenze del nostro cliente. Gabriele Toneguzzi ci ha fatto fare un giro sull’ottovolante della storia e di come i luoghi (sacrari militari, archigrafia, mostre e musei) possano comunicare significati politici, veicolare emozioni o semplicemente cambiare il modo di guardare e di muoversi dentro agli spazi. Per finire Francesco Collotti ha tenuto una comunicazione magistrale su ombra e vuoto. Ben oltre l’architettura ci ha condotto nei significati reconditi per poi ricondurci, attraverso il racconto e la lettura di molti architetti, all’importanza di questi due elementi nella progettazione e nella narrazione degli spazi.

Grazie a tutti. Grazie ai nostri splendidi e generosi relatori. Grazie a chi ci ha seguito e commentandoci ci ha aiutato a crescere. Grazie a chi dall’inizio della nostra avventura ci sostiene e crede in noi.