Design della quarantena: come migliorare gli spazi domestici ai tempi del Covid-19

di ELISABETH GESUALDI
dott.ssa in psicologia

La casa, oltre ad essere il luogo dove trascorriamo la maggior parte del tempo, è anche un contenitore di significati simbolici ed emozionali. È un luogo molto intimo e, allo stesso tempo, una vetrina che mostra agli altri i nostri gusti, valori, personalità e stati d’animo.
Essa può essere paragonata al corpo umano: si compone di diversi spazi collegabili a determinate funzioni come mangiare, dormire o riprodursi, oltre che proteggerci e difenderci dall’esterno. È quindi intesa sia come spazio personale, che permette l’accesso solo alle relazioni più strette, sia come spazio difendibile, che risponde alle esigenze di sicurezza, controllo e privacy.
Inoltre, la casa è un luogo che riveste un ruolo importante nella formazione dell’identità personale. Su di essa agiscono due processi: place identity (identità di luogo) e place attachment (attaccamento ai luoghi). Il primo processo permette alle persone di descrivere sé stesse in termini di appartenenza a un luogo specifico (cambia in base all’età, al genere, all’appartenenza etnica e sociale ma anche in seguito a cambiamenti fisici nell'ambiente). Il secondo, invece, fa riferimento al legame affettivo che si stabilisce con determinati luoghi, quelli in cui ci sente sicuri e felici, e varia a seconda dell’età, dei bisogni che l’ambiente è in grado di soddisfare e in base al grado di dipendenza dell’individuo dall’ambiente.

L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo ha cambiato radicalmente le nostre abitudini: il lockdown ha costretto milioni di persone a interfacciarsi con lo smart working e, di conseguenza, a riadattare gli spazi domestici per conciliare la vita privata con quella lavorativa. In questo momento, in cui è ancora importante restare tra le mura domestiche, riprogettare gli spazi in cui viviamo può aiutarci a combattere la noia e a migliorare l’esperienza di tutti i giorni.

Si potrebbe partire da piccoli interventi che prevedono l’utilizzo di piante o rappresentazioni della natura (foto, quadri, materiali, complementi di arredo, sottofondi sonori) in quanto esercitano un potere rigenerativo. L’esposizione alla natura migliora l’umore e riduce la percezione di stress, oltre che ottimizzare la prestazione lavorativa e accrescere la soddisfazione per gli ambienti.
Dipingere le pareti permette di dare alle proprie abitazioni un tocco di freschezza e novità ma bisogna fare attenzione alla scelta dei colori, in quanto modificano la percezione dello spazio: colori chiari o luminosi aumentano le dimensioni apparenti di un locale, colori scuri o saturi le diminuiscono. Per il soffitto si utilizzano colori caldi e scuri se si vuol fare apparire più basso, freddi e brillanti per aumentare la percezione di altezza.
Cambiare la disposizione degli arredi aiuta a rendere gli spazi più funzionali alle esigenze di chi vi abita, come può essere quella dello smart working. La postazione di lavoro ideale dovrebbe essere collocata vicino ad una finestra in modo da ricevere luce naturale, che aiuta la concentrazione e non affatica la vista. È auspicabile fare uso di una sedia comoda dallo schienale ergonomico e prevedere nella stanza due punti luce: una lampada da soffitto e una lampada da scrivania orientabile. Inoltre, si può optare per una postazione fissa o sceglierne diverse per combattere la monotonia.
Utilizzare la luce per arredare la casa. Lo stile di illuminazione scelto consente di sottolineare i pregi di un ambiente ed esaltare gli elementi di design. Una casa poco o male illuminata oltre a non essere valorizzata, è anche un ambiente meno piacevole. Il livello di illuminazione di ogni ambiente non dipenderà solo da gusti e preferenze personali ma soprattutto dal tipo di attività, dal tipo di sistema di illuminazione e dall’effetto che si vuole raggiungere (analizzando attentamente il posizionamento e la giusta temperatura di colore della lampada). Nelle zone di conversazione e relax, come il soggiorno, è indicata un’illuminazione indiretta quando si vuole creare un’atmosfera rilassante, diffusa e non molto intensa per favorire la visione di schermi e altri impianti video la sera. Nelle postazioni che hanno bisogno di maggiore luce (scrivania, poltrone per la lettura) si possono utilizzare luci concentrate all’alto al basso o piantane che possono essere spostate direttamente nel punto che desideriamo illuminare. Sui piani di lavoro in cucina si dovrebbe utilizzare una luce localizzata bianca con una buona resa cromatica. Inoltre, bisogna evitare di illuminare solo la tavola da pranzo dall’alto verso il basso, perché altera i lineamenti del viso in modo innaturale, e diffondere la luce anche sui piani verticali.
Negli spazi caratterizzati da maggiore privacy, come nelle camere da letto, occorre prevedere un livello di illuminamento inferiore rispetto agli altri ambienti. Di notte è bene mantenere un’illuminazione di cortesia direzionata verso il pavimento per evitare di disturbare gli altri quando ci si alza dal letto. Nel bagno è sconsigliato l’uso della luce fredda, che dona alla pelle un colore innaturale che ne diminuisce l’attrattiva. Non va dimenticato che la luce influenza la produzione di serotonina, neurotrasmettitore implicato nella regolazione dell’umore e del sonno ma anche dell’attenzione, motivazione, temperatura corporea, sessualità e appetito. Il livello di illuminazione, però, può essere scelto anche in base al temporaneo stato d’animo o fisico di una persona. In sintesi, è possibile creare scenari personalizzati che rispecchino il modo in cui ognuno vive la luce e che permettano di avere la luce giusta nel momento giusto.
Inoltre, è essenziale creare dentro la casa degli spazi protetti in cui rifugiarsi, concentrarsi e sentirsi al sicuro ad esempio, personalizzando o rendendo più accoglienti alcuni angoli o posizionando una seduta comoda e rilassante. Bisognerebbe evitare di vivere in edifici le cui caratteristiche possono scatenare la sick building syndrome, ovvero la sindrome dell’edificio malato, che oggi colpisce molte persone.

L'ambiente domestico dovrebbe essere progettato in modo tale da poter essere rimodulato e riadattato in base a specifiche esigenze. Ad esempio, bisognerebbe tener conto, in fase di progettazione, dei cambiamenti che avvengono nell’arco di vita con l’avanzare dell’età, come il declino delle capacità fisico-motorie e cognitive, o in presenza di particolari disabilità e patologie. In questi casi, l’abitazione viene intesa come uno spazio terapeutico che funge da supporto nello svolgimento delle funzioni vitali, favorendo l’autonomia il più possibile.

Per creare un ambiente di vita in cui star bene, occorre tener conto dei seguenti aspetti:
  • bisogni e necessità dell’utente;
  • aspetti funzionali;
  • studio di colori, materiali, illuminazione e complementi d’arredo;
  • gusto estetico;
  • sicurezza dell’abitazione;
  • senso di controllo sull’ambiente.
In sintesi, un’attenta pianificazione e suddivisione degli spazi in casa determina soddisfazione per l’ambiente in cui si vive, favorisce il benessere, riduce lo stress e, in generale, migliora la qualità della vita delle persone. Senza dimenticare che trasformare e modulare i luoghi in base alle proprie esigenze aiuta a vivere meglio e ad affrontare con maggiore serenità anche i momenti più difficili.